domenica 6 settembre 2015

Andromeda - il mito

Ai tempi del mito, in Etiopia viveva una principessa di nome Andromeda, figlia di Re Cefeo e della Regina Cassiopea. Era una bellissima fanciulla tanto che la madre non perdeva occasione di vantarsi di lei. Un giorno arrivò a proclamare Andromeda come la più bella fra le belle, al di sopra persino delle Nereidi, figlie di Poseidone. Il dio dei mari si irritò notevolmente a questo annuncio e decise di punire l’arrogante Cassiopea e tutto il suo popolo. Per vendicarsi dell’affronto subito mandò un mostro a devastare le cose dell’Etiopia. Allora Re Cefeo, per sapere come liberare il proprio popolo da tale calamità, si rivolse all’oracolo d’Ammone. Questi proferì che la collera del dio si sarebbe placata solo se la principessa Andromeda fosse stata sacrificata al mostro. La disperazione pervase l’anima dei due genitori, ma la principessa, saputo del fatto, si offrì coraggiosamente per il sacrificio che sarebbe avvenuto da lì a tre lune. Il valente Perseo, promesso sposo di Andromeda, decise comunque di tentare l’impossibile. Partì per interpellare le tre Graie su come salvare la sua amata. Queste, personificazioni della vecchiezza, divoratrici di carne umana, cieche, ma con un solo occhio di vetro in comune che permetteva loro di sapere ogni cosa, ostacolarono il giovane. Ma Perseo, con astuzia, sottraendo loro l’unico occhio di vetro, le costrinse a rivelargli tutto. Solo lo sguardo della Gorgone, Medusa, avrebbe potuto uccidere il mostro. Medusa, però, non sarebbe stata un avversario facile: il suo sguardo pietrificava chiunque la guardasse e nessuno era mai uscito vivo dal suo antro. Soltanto con l’elmo di Ades, che rendeva invisibili, e lo scudo di Atena, dalla superficie splendente, egli avrebbe potuto tentare la sorte. Impadronitosi dei mitici doni, Perseo andò nella dimora della Gorgone e si presentò davanti a Medusa grazie all’elmo di Ades. E mentre Medusa si guardava nella superficie splendente dello scudo di Atena, ricevendo i malefici influssi del suo sguardo, Perseo le tagliò la testa. Dal tronco di Medusa uscì il cavallo alato Pegaso, con il quale Perseo spiccò il volo per raggiungere l’Etiopia, dove ormai Andromeda stava per essere sacrificata al mostro. 
La fanciulla, incatenata ad uno scoglio, attendeva fremente di paura che le fauci del mostro si stringessero intorno a lei, quando Perseo, ormai giunto, tese la destra che teneva la testa di Medusa, che non aveva perso i suoi malefici poteri, innanzi al mostro che subito si pietrificò. Così Andromeda fu salva e i due giovani poterono sposarsi…

Questo è il mito, raccontato con parole semplici, quasi come una fiaba a lieto fine, ma non tutti i racconti mitologici greci e romani hanno un buon finale, e molte sono le storie che si contraddicono o che parlano del medesimo personaggio. Per esempio, in questo mito si parla anche della “nascita” di Pegaso, ma sono molte le leggende che riguardano questo cavallo alato. Una lo vuole portatore dei fulmini divini di Zeus, un’altra narra come Bellerofonte lo ammansì e lo catturò con una sella d’oro, e via dicendo… Era mia intenzione narrare questo mito, “respirando” le atmosfere di uomini e donne che creavano, come noi oggi, storie fantastiche, porgendo un occhio al cielo notturno…



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