mercoledì 27 gennaio 2016

NUOVA ERA, il mio nuovo romanzo #SciFi in uscita oggi!!

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Da oggi è possibile trovare nei maggiori store online il mio ultimo romanzo, NUOVA ERA, una storia di fantascienza che saprà trasportarvi in nuovi mondi con un’umanità colonizzatrice che non ricorda più cosa significhi vivere sulla Terra… Creature mostruose, eventi imprevedibili, misteri inquietanti, questi gli elementi di questo racconto.
Avventure, amore, tecnologia…
NUOVA ERA di M.S.Bruno, Edizioni il Pavone
“In una landa ghiacciata sfreccia una jeep. Due dei tre soli sono tramontati e l’ultimo è in procinto di farlo. Giungerà la notte con le sue quattro ore di inferno in cui esseri mostruosi cacciano in cerca del più debole. Gli occupanti del veicolo vorrebbero trovare rifugio presso uno dei 350 insediamenti umani del pianeta, ma un evento insolito segnerà la loro sorte. Indagando sull’incidente, Danmar, colono del Campo 213, incrocerà la sua strada con Zohya, misteriosa quanto affascinante ricercatrice. Insieme scopriranno tradimenti e dinamiche nascoste all’interno del 213, ma anche un pericolo più grande che minaccia l’esistenza di ogni essere vivente. Mentre strani eventi sconvolgeranno la superficie del pianeta e il panico dilagherà fra i coloni, i due impareranno a conoscersi e a fidarsi l’uno dell’altra. Mettendo in gioco le loro vite, i due lotteranno contro uomini ed eventi per scoprire le oscure trame che interessano il pianeta Nuova Era. Fra disparità sociali, brame di possesso e politiche sottili, Danmar e Zohya incontreranno una variegata umanità che tale resta, nel bene e nel male, anche lontana anni luce dalla Terra…”
Nuova Era
Il primo capitolo, Il canto dell’ombra, è disponibile QUI
E’ possibile trovarlo su:

lunedì 25 gennaio 2016

Mitologia: I personaggi della guerra di Troia - Ettore

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Fra tutti i personaggi deLIliade quello che, secondo me, rappresenta il vero prototipo dell’eroe dedito alla patria e alla famiglia è Ettore. Egli, figlio primogenito di Priamo e di Ecuba, era generoso e magnanimo, marito e padre affettuoso e figlio devoto. Durante la guerra difese Sarpedonte, il principe dei Lìcìi, valoroso alleato dei Troiani, ferito dalla spada di Patroclo; duellò con Aiace Telamonio, assaltò con favorevole risultato il campo Greco e appiccò il fuoco alle navi nemiche, infine uccise Patroclo. Questultimo gesto fece infuriare Achille (poiché Patroclo era suo cugino) che pretese un duello. Ettore, pur combattendo valorosamente, perì trafitto dall’eroe greco che, non contento, attaccò il corpo del principe Troiano al suo cocchio e per ben tre volte lo trascinò intorno al sepolcro di Patroclo. Solo le lacrime del vecchio Priamo lo fermarono ed in seguito fecero sì che restituissero il corpo al padre, perché fosse arso sul rogo. Quando Troia cadde, la moglie di Ettore, Andromaca, andò schiava di Neottolemo detto Pirro, figlio di Achille e poi sposa di Eleno (altro figlio di Priamo) che la riscattò. Astianante, figlio di Ettore e Andromaca, ancora neonato, dopo la presa della città fu scaraventato giù dalle mura per timore che potesse un giorno ristabilire il regno di Troia.

domenica 24 gennaio 2016

Mitologia: I personaggi della guerra di Troia – Paride

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Paride era il secondo figlio di Priamo e di Ecuba. Suo padre sognò che egli sarebbe stato la rovina della patria, così lo affidò, appena nato, al pastore Angelo perché lo esponesse sull’Ida. Ma il bambino si salvò grazie ad un’orsa che lo allevò. Successivamente il pastore stesso si prese cura di lui. Sul monte Ida Paride sposò Enone, ninfa e figlia del dio fluviale Cebron. E sempre lì fu chiamato a decidere chi fosse la più bella fra Era, Atena e Afrodite. Scelta quest’ultima, consegnò a lei il pomo di Eris ( il frutto d’oro che la dea della discordia aveva gettato ai piedi delle tre dee con la scritta: “Alla più bella” ) ed in cambio Afrodite gli promise in premio la più bella donna del mondo. Infatti dopo poco Paride, riconosciuto dai suoi genitori, tornò a Troia e da lì fu mandato a Sparta alla corte di Menelao, dove conobbe Elena. Il loro amore fu la causa della guerra di Troia, perché egli la portò con sé in Patria.

Nella guerra Paride, sebbene valente e talvolta coraggioso, non dimostrò particolare valore, standogli più a cuore la musica e gli amori. Con l’aiuto di Apollo riuscì tuttavia a uccidere Achille, ma poco dopo fu egli stesso ferito da Filottete, celebre arciere greco, con una freccia ereditata da Eracle. Le ferite procurate da queste frecce erano inguaribili. Conoscendo la sua sorte, Paride lasciò Troia al suo destino e tornò sul monte Ida, dove ritrovò la prima moglie, Enone, che si prese cura di lui amorevolmente fin quando egli morì. Si racconta che dopo la morte di Paride, Enone si suicidò per il dolore.

sabato 23 gennaio 2016

Mitologia: I personaggi della Guerra di Troia – Agamennone e Menelao

Come si è capito, la mitologa è piena di nomi e storie talmente complicate da assomigliare un po’ ad una telenovella. Non differisce la storia di Agamennone e Menelao…
800px-MaskeAgamemnonAgamennone era figlio primogenito di Atreo ed Erope, fratello di Menelao e come tale gli spettava il regno di Micene. Ma la tragedia era in agguato… Il cugino Egisto, cresciuto come un figlio adottivo dai genitori di Agamennone e Menelao, uccide suo zio Atreo e si impossessa di Micene! I due fratelli, ancora troppo giovani, per non perire anch’essi, furono costretti a fuggire a Sparta presso Tindaro, un re amico. E nella casa di Tindaro i due giovani incontrarono le future consorti, donne che segnarono il loro destino… Clitennestra ed Elena (figlie di Tindaro) sposarono l’una Agamennone l’altra Menelao. Sancita questa alleanza, suggellata con un doppio matrimonio, i due fratelli poterono avvalersi dell’aiuto del suocero, Tindaro, per tornare in patria e cacciare via lusurpatore. Quindi Agamennone divenne il più potente principe della Grecia e così quando Paride rapì Elena, egli e Menelao radunarono e convinsero gli altri re a una spedizione punitiva contro Troia. Agamennone fu prescelto come comandante supremo di questa enorme spedizione punitiva. Partì con cento navi e sotto Troia fu uno dei più valorosi eroi. Dopo la caduta della città, tornò in patria, portando con sé come schiava Cassandra, figlia di Priamo, re di Troia. Non appena ebbe messo piede nella reggia, però, fu trucidato da Egisto che, tornato a Micene in cerca di vendetta e del trono, in sua assenza gli aveva sedotto la moglie. Infine fu Oreste, figlio di Agamennone, molti anni dopo, a vendicare la morte del padre, uccidendo Egisto e Clitennestra.
800px-Menelaus_and_PatroclusMenelao – Figlio di Atreo, fratello minore di Agamennone, ebbe l’onore di sposare Elena, figlia di Zeus, ma ciò gli procurò più guai di quando potesse immaginare.
Il signore di Sparta, infatti, al momento delle nozze non poteva certo immaginare che la bellissima Elena di lì a poco sarebbe scappata (o rapita, dipende dalle versioni) con il principe Paride, il figlio di Priamo. Così, quando ciò avvenne, per riottenere la moglie, ma anche per riacquistare l’onore perduto, si rivolse al fratello Agamennone, re di Micene, e con lui radunò vari principi Greci e partì alla volta di Troia. E durante la guerra egli fu valoroso guerriero, duellò con Paride ed entrò coi  più bravi nel cavallo di legno per penetrare in città. Distrutta Troia, ripartì con Elena, ma errò per otto anni prima di poter ritornare in patria. Diede sua figlia Ermione in sposa a Neottoleno, detto Pirro, figlio di Achille. Alcuni dicono che Menelao non morì, ma sia entrato vivo negli Elisi come Proteo, vecchio dio marino, gli aveva predetto.

venerdì 22 gennaio 2016

Mitologia: I personaggi della Guerra di Troia – Elena

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Sappiamo tutti chi fu nella mitologia Elena. Fu la causa della guerra di Troia, la donna ambita da Paride e Menelao, ma vediamo, in particolare, cosa dice la leggenda di lei.
Potremmo cominciare dal suo concepimento che fu ben lontano dall’essere normale. Zeus, il divino farfallone, sapeva che Leda era fedele a suo marito Tindaro, ma sapeva anche che ella aveva una passione smodata per i cigni. Quindi le si presentò come il più bel cigno esistente ed ella cedette… Bah, dirsi strano è poco! È la stranezza non finisce qui…
Leda rimase incinta ed infine partorii due uova! Sì, proprio così! In uno c’era Elena e Clitennestra, nell’altro Castore e Polluce (i Dioscuri).
Elena era di una bellezza straordinaria, al punto di essere considerata la donna più bella del suo tempo e come tale, giovanissima, attirò l’attenzione di Teseo che la rapì. I suoi fratelli però subito accorsero a liberarla e lei fu data in sposa, da Tindaro, marito della madre, a Menelao, re di Sparta. Un’altra leggenda vuole invece che Menelao vinse il diritto di sposare Elena ad una gara a cui parteciparono molti re e principi. Comunque sia andata, di fatto ella sposò Menelao e durante un’assenza del marito conobbe Paride, figlio di Priamo. C’è chi dice che egli la rapì, altri che Elena trovò il vero amore nel principe troiano ma, in ogni caso, entrambi lasciarono Sparta con la nave carica di molti tesori. Ciò diede origine, mitologicamente parlando, alla famosa guerra di Troia durata dieci anni. Da Paride, Elena ebbe cinque figli: Corito, Agavo, Ideo, Bunico ed Elena. Paride durante la guerra morì ed ella sposò Deifobo, altro figlio di Priamo. Ma quando Troia fu presa, Elena aiutò i Greci e consegnò loro Deifobo… C’è chi dice che fece lo stesso anche coi figli avuti da Paride, ma stendiamo un velo pietoso… Tornò in Grecia con Menelao, dopo ben otto anni di navigazione. Fin quando fu in vita il marito, ella visse in pace, poi i figli di lui la scacciarono ed Elena cercò rifugio a Rodi dove però l’impiccarono…

giovedì 21 gennaio 2016

Nuova Era: I Capitolo – Il canto dell’ombra

I CAPITOLO
Il canto dell’ombra
465849927-siberia-sorgere-del-sole-paesaggio-innevato-orizzonteIl terzo sole stava tramontando e le poche ore di buio, quattro in tutto, sarebbero scese con velocità inesorabile. Il vento si era alzato in raffiche sferzanti, come ogni volta al calare della notte, portando con sé neve ghiacciata, ma il veicolo procedeva indomito fra le bianche dune rese ora rossastre dal riverbero della luce.
– Dannazione. Accelera, Adam! – proruppe l’uomo anziano che fissava lo scorrere del paesaggio sempre uguale dal finestrino del passeggero della grossa jeep.
Sembrava nervoso, continuando a tormentare, con mano fremente, la corta barba ispida che cresceva sulle ampie mascelle.
– Che mi venisse un accidenti! – continuò volgendo il suo grosso naso e i suoi occhi grifagni al guidatore – Ma che hai oggi? Ti si è rammollito il piede? Schiaccia quell’acceleratore! –
– Calmati! Faccio quello che posso… Non ci vedo niente con questa neve. Poi seguire la bussola non è uno scherzo mentre si guida. Se tu mi aiutassi, sarebbe diverso. – replicò l’altro.
Il vecchio sbuffò ma convenne con il suo giovane interlocutore, quindi guardò il piccolo schermo a cristalli liquidi posizionato vicino al cruscotto e lesse le cifre riportate, le loro attuali coordinate e quelle del Campo più vicino, loro meta. Secondo lo strumento, definito amichevolmente bussola, avevano deviato di poco dal giusto percorso.
– Va’ verso sinistra … Sì, così, bene. – l’uomo anziano si sistemò meglio sul sedile, bofonchiò e riprese a parlare, mentre la jeep proseguiva la sua corsa in quello che era ormai diventato quasi un turbinare di neve portata dal vento. – Scusami, Adam – Il giovane guidatore, che cominciava ad avere solo ora la prima vera ombra di barba, sorrise leggermente a quelle parole, tenendo sempre però gli occhi su ciò che poteva apparirgli innanzi all’improvviso – Questo sole mi fa effetto, specialmente quando tramonta. – continuò il vecchio – È così piccolo e rosso da sembrare una pallina da ping-pong nel cielo, eppure basta a rendere tutti noi delle creature rossastre senza nessun altro colore… e al tramonto è pure peggio! –
Adam rise.
– Io direi che è una fortuna, Javier, che sembri una pallina da ping-pong dato che in realtà quella è una gigante rossa. Se questo pianeta si fosse trovato più vicino di quello che è, sarebbe già arrostito! – disse e il vecchio lo squadrò truce.
– Da quando sai tutte queste cose, sfrontato di un ragazzino? Hai parlato ancora con Latona? –
Il giovane Adam assentì ridendo e il vecchio Javier sbuffò ancora.
Adam, in verità, sapeva cosa tormentava il povero Javier. Non era quel perenne colore rossastro che impregnava l’aria a innervosirlo quando Ruber, la gigante rossa, era in cielo, poiché egli a ogni ora del lungo giorno, sia con Flavus, la nana gialla e Sol, la stella che era più simile al sole della Terra, aveva sempre qualcosa da ridire. Era il ricordo a tormentarlo. Javier era il più vecchio degli uomini che Adam conoscesse e forse l’unico, che ancora fosse in vita, a ricordare cosa significasse vivere sulla Terra. Certo, era un ricordo vago, di bambino di pochi anni, ma egli sapeva come fosse avere un cielo azzurro sopra la testa e una notte lunga rinfrancata dalla luce pallida della Luna. Adam tutto questo poteva solo immaginarlo grazie ai racconti che, come miti, viaggiavano di bocca in bocca, oppure leggerle sui libri rimasti dalla Vecchia Era. Ma per lui la realtà era che si svegliava con la gialla luce di Flavus, che accompagnava i suoi passi con l’ausilio di Sol fino a quando entrambi non tramontavano per permettere al prepotente Ruber di farsi avanti nel cielo. Latona, colei che poteva definirsi il capo proprio del Campo a cui si stavano dirigendo, aveva spiegato ad Adam che era la nostalgia a tormentare Javier. In verità quello era il male di molti, anche di chi non era nativo della Terra, poiché i racconti di essa erano sempre molto consolanti e variopinti, in quel mondo spesso monocolore e pieno d’incognite a volte mostruose.
– Cos’è là? – domandò preoccupato Javier, interrompendo le fila dei pensieri del giovane.
Gli occhi scuri del ragazzo si volsero per un istante verso il vecchio, poi tornarono alla guida.
– Cosa? – disse in risposta.
– U-Un’ombra. –
– E’ ancora presto! – gridò il giovane, cercando istintivamente di accelerare, per accorgersi subito che ormai era al limite – Ruber non è tramontato. Il buio… I Tamyan…-
– Non allarmarti! – fu costretto a dire il vecchio Javier, benché in cuor suo la paura fosse tanta – Posso essermi sbagliato. Poi, anche se fossero loro, arriveremo al Campo di Latona prima che siano completamente usciti dalle loro fetide tane! – Javier pregò che fosse davvero così.
Adam sembrò respirare meglio dopo quelle parole, ma una nuova ombra scura comparve e velocemente disparve mentre la macchina proseguiva la sua folle corsa fra la neve. Adam urlò, poiché adesso era riuscito anche lui a scorgerla. E l’aveva riconosciuta. Nera, dagli arti lunghi, quasi grotteschi, l’ombra, come quella di uomo su di un muro, sembrava non possedere spessore né espressione, ma amare storie raccontavano che un ghigno di sangue compariva là dove doveva esserci il viso, quando la vittima designata era stata trovata. Ad Adam sembrò che quel sorriso fosse comparso proprio per lui. Fu così che, senza sapere come, il veicolo perse aderenza e sbandò, rovinò da un lato fendendo cumuli di neve, mentre il vento continuava a sferzare tutto intorno a loro.
Javier si ritrovò ancora nell’abitacolo della jeep, in una strana posizione laterale, retto solo dalla cintura di sicurezza. Guardò Adam, anche lui nella medesima posizione, e benché il ragazzo avesse perso i sensi, il vecchio si rese conto che non aveva riportato evidenti ferite. Il display di quella che erano soliti chiamare bussola mostrava a intermittenza una serie di strani numeri e Javier imprecò poiché non avevano alcuna speranza di giungere da nessuna parte senza quell’oggetto. Si fece forza Javier mentre l’occhio di Ruber scendeva sempre più minaccioso verso l’orizzonte. Il vento aveva raggiunto il suo culmine e adesso stava scemando in piccoli vortici isolati. Con estrema fatica Javier riuscì a trascinar fuori dalla macchina il suo giovane amico. Non aveva fiato e si sentiva spaventato. L’ultima cosa che voleva era ritrovarsi in piena notte in un deserto gelido e sconfinato. E poi c’erano i Tamyan. Le poche ore notturne erano il loro regno. Sinistre storie circolavano su quegli esseri. Scosse ancora Adam sperando che si svegliasse, ma il giovane che giaceva ai suoi piedi sembrò non sentire i suoi richiami.
Fu Javier a percepire strani suoni. Prima erano lontani gemiti, un’eco del vento che ancora lieve accarezzava i promontori ora rossastri, poi diventarono lamenti e sembrarono più vicini. Infine furono parole udibili, quel verso agghiacciante scandito con voce greve che aveva valso agli esseri il loro nome, quando per la prima volta gli umani li avevano incontrati.
– Tamyan… Tamyan… – quella parola scandita ossessivamente acuì il terrore dell’uomo che ancor prima di vedere l’essere percepì lo strisciare delle grottesche membra sulla neve.
Scosse ancora Adam, freneticamente, mentre il fiato gli mancava dal petto e ogni battito di cuore minacciava di essere l’ultimo. Javier ricordò le vittime maciullate dopo l’incontro con quegli esseri, rammentò l’orrore dei poveri resti senza più forma umana e seppe che quello sarebbe stato il loro destino. Infine il verso fu più vicino e un’ombra si proiettò scura su di loro. Javier si volse di scatto a guardare cosa l’avesse prodotta e il vecchio invidiò l’incoscienza di Adam. L’essere era giunto. Lo scuro Tamyan girò il suo nero volto senza espressione all’uomo, e quel verso, quella parola, fu di nuovo udita da Javier ma era quasi un lamento, una preghiera, un’esortazione. Per un attimo, uno soltanto, sembrò che fosse il dolore a generare quel cupo richiamo. E a quello se ne aggiunsero altri, fin quando, fino a dove occhio potesse vedere, nella neve arrossata da Ruber, non apparvero mille creature simili a quella che aveva di fronte.
Era incredibile, si disse Javier, che i Tamyan fossero usciti con Ruber, benché al tramonto, poiché era risaputo che quegli esseri odiassero la luce. Ma qualcosa di strano vi era nell’aria. Le creature proseguirono il loro coro che quasi diventò canto, ignorando i due esseri umani. Javier vide alzare le nere, lunghe, artigliate braccia quasi all’unisono verso il sole di Ruber morente e nuovamente, nell’udire quelle voci quasi acute e risonanti come il suono del diapason, egli percepì come un sentire comune da tutte quelle creature. Guardò verso la piccola rossa sfera in cielo e vicino a essa scorse un minuscolo puntino di luce giallastra fissa. Un pianeta probabilmente, e Javier se ne stupì poiché non si era mai accorto della sua presenza. Il canto dei Tamyan arrivò al suo culmine e istintivamente Javier seppe che era un canto di nostalgia e di dolore verso la propria casa perduta. E fu per un attimo come loro, fu un Tamyan, a rimpiangere il pianeta natio, quello delle loro origini. Sentì dolore, frustrazione, accettazione della sofferenza che la luce di Ruber provocava in loro poiché il desiderio di rivedere il pianeta natio anche solo per un istante, era troppo forte.
Quando il piccolo pianeta giallastro, seguendo la sua orbita, sparì ancora nella luce rossa di Ruber, il dolore degli esseri fu straziante. Poi anche l’occhio rosso scomparve oltre l’orizzonte, permettendo alla notte di giungere inesorabile e ogni sentire disparve. Un gelido alito di morte prese tutti i presenti. Tornò chiaro il valore di preda e di cacciatore. E Javier nello scorgere il movimento dei neri volti verso di lui seppe che l’incanto era finito e con esso la sua vita. Ben presto scese definitivamente il buio sulla landa ghiacciata.
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Nuova Era
In una landa ghiacciata sfreccia una jeep. Due dei tre soli sono tramontati e l’ultimo è in procinto di farlo. Giungerà la notte con le sue quattro ore di inferno in cui esseri mostruosi cacciano in cerca del più debole. Gli occupanti del veicolo vorrebbero trovare rifugio presso uno dei 350 insediamenti umani del pianeta, ma un evento insolito segnerà la loro sorte. Indagando sull’incidente, Danmar, colono del Campo 213, incrocerà la sua strada con Zohya, misteriosa quanto affascinante ricercatrice. Insieme scopriranno tradimenti e dinamiche nascoste all’interno del 213, ma anche un pericolo più grande che minaccia l’esistenza di ogni essere vivente. Mentre strani eventi sconvolgeranno la superficie del pianeta e il panico dilagherà fra i coloni, i due impareranno a conoscersi e a fidarsi l’uno dell’altra. Mettendo in gioco le loro vite, i due lotteranno contro uomini ed eventi per scoprire le oscure trame che interessano il pianeta Nuova Era. Fra disparità sociali, brame di possesso e politiche sottili, Danmar e Zohya incontreranno una variegata umanità che tale resta, nel bene e nel male, anche lontana anni luce dalla Terra…
NUOVA ERA di M.S.Bruno, Edizioni il Pavone
DISPONIBILE dal 27 Gennaio!!!

venerdì 15 gennaio 2016

Dal 27 Gennaio…

Sono passati pochi mesi dall’uscita de “L’Erede Perduto”, romanzo Epic-Fantasy dall’ambientazione pseudo-medievale, ed ora, abbandonati cavalli, castelli e visioni misteriose, mi sono “imbarcata” in una diversa avventura… Chi ama la fantascienza, le azioni incalzanti fra creature di altri mondi, in luoghi dove la tecnologia la fa da padrone, non potrà perdersi il mio ultimo romanzo. Vi presento NUOVA ERA, disponibile nei MIGLIORI STORE ONLINE dal 27 Gennaio!
Nuova Era
“In una landa ghiacciata sfreccia una jeep. Due dei tre soli sono tramontati e l’ultimo è in procinto di farlo. Giungerà la notte con le sue quattro ore di inferno in cui esseri mostruosi cacciano in cerca del più debole. Gli occupanti del veicolo vorrebbero trovare rifugio presso uno dei 350 insediamenti umani del pianeta, ma un evento insolito segnerà la loro sorte. Indagando sull’incidente, Danmar, colono del Campo 213, incrocerà la sua strada con Zohya, misteriosa quanto affascinante ricercatrice. Insieme scopriranno tradimenti e dinamiche nascoste all’interno del 213, ma anche un pericolo più grande che minaccia l’esistenza di ogni essere vivente. Mentre strani eventi sconvolgeranno la superficie del pianeta e il panico dilagherà fra i coloni, i due impareranno a conoscersi e a fidarsi l’uno dell’altra. Mettendo in gioco le loro vite, i due lotteranno contro uomini ed eventi per scoprire le oscure trame che interessano il pianeta Nuova Era. Fra disparità sociali, brame di possesso e politiche sottili, Danmar e Zohya incontreranno una variegata umanità che tale resta, nel bene e nel male, anche lontana anni luce dalla Terra…”

mercoledì 13 gennaio 2016

Il drago, creatura mitico-leggendaria

75559Il drago è una creatura immaginaria che ha sempre attirato la mia attenzione. Presente in mitologie di vari paesi, ha assunto diversi significati da popolazione a popolazione. In Occidente il drago spesso è associato a feroce guardiano di tesori o a figure malvagie e apocalittiche. In Oriente, specialmente in Cina, invece, il drago è detentore di grande conoscenza e saggezza, persino di immensa fortuna. E se il significato cambia da oriente a occidente anche l’aspetto muta da luogo a luogo…images (9)
Il drago Messicano è senza zampe e dalle ali piumate. Veniva venerato dalle antiche popolazioni del continente americano, che gli elargivano doni e sacrifici dai tetti dei templi. Possiede inoltre una vista acutissima ed un soffio infuocato letale.
Il drago Asiatico ha il corpo lungo come quello di un serpente, ricoperto da peluria e da squame, senza ali, ma comunque capace di volare. Il muso è da coccodrillo ma ha la criniera e gli artigli da leone. Lungo la schiena lo percorre, per quanto è lungo, una cresta e dei lunghi baffi bianchi filiformi gli crescono sul muso.
Il drago d’India ha due sotto-specie: il drago di palude ed il drago di montagna. Entrambi hanno le stesse caratteristiche fisiche, cioè due zampe e due ali, il corpo gigantesco è squamoso, ha una coda potentissima ed una gemma piantata nella fronte, ma mentre il primo è più lento e di colore nero, il secondo è più agile e socievole, con squame dorate ed una criniera color rosso fuoco. Le uova sono grandi e dure, di color grigio elefante.
Poi, in base al loro aspetto, ogni drago ha un nome differente…
Se un drago possiede grandi ali e non ha le zampe, è un Anfittero. Il drago che presenta le stesse caratteristiche ma con ali piccole è un Lindorm o Lindworm. Sono draghi che solitamente vengono rappresentati sugli stemmi araldici.
I draghi con ali e due zampe si chiamano Viverne: anche questi sono animali araldici ed compaiono in molti dipinti del Medioevo e del Rinascimento.
I draghi che possiedono quattro zampe e due ali sono definiti generalmente come draghi occidentali, mentre i draghi con quattro zampe ma senza ali sono indicati col nome didraghi orientali.
Infine, i draghi con più teste vengono comunemente definiti col nome di Idre.
Un drago senza né ali né zampe ma con due teste è chiamato Anfisbena.
L’immagine del drago, però, forse più comune, che si forma subito nella nostra fantasia è un grosso “lucertolone” dalle corna a punta, quattro zampe con artigli affilati, ali membranose e molto ampie, squame e scaglie su tutto il corpo e capace di sputare fuoco.
Dovunque, quindi, il drago è visto come una creatura appartenente alla classe dei rettili e come tale è un animale a sangue freddo, carnivoro, che depone le uova.
Però, quanto è meravigliosa la fantasia umana che, col tempo, ha reso questa creatura fantastica quasi “vera”, donandole varie specie, tipologie e caratteri… E chissà cosa altro regalerà la nostra fantasia a queste splendide e terribili creature… Solo il tempo potrà dircelo…Immagine 135

martedì 12 gennaio 2016

Mancanza di buon senso dell’uomo bianco - di Capo Kahkewaquonaby, Ojibway


L’indiano ha più buon senso dell’uomo bianco. Chi ha l’abitudine ai duelli possiede magari una certa dose di coraggio fisico, ma gli manca il coraggio morale dell’indiano, il quale rispondeva a chi lo sfidava: “Ho due obbiezioni da fare a proposito del duello: la prima è che ho paura di farti del male; la seconda, che ho paura che tu faccia del male a me. Non vedo quale bene me ne verrebbe dal fatto di cacciarti una pallottola in corpo – non saprei che farmene di te, una volta che tu fossi morto, non sei né un coniglio né un tacchino. Quanto a me personalmente, ritengo più saggio evitare il danno che non andarlo a cercare; non mi va l’idea che tu possa colpirmi. E, poiché son queste le tue intenzioni, meglio che io ti stia alla larga. Se proprio vuoi adoperare la pistola, ebbene, mira a un oggetto qualunque, a un albero, o a qualcosa che abbia le mie dimensioni;  e se riesci a colpirlo, be’, fammelo sapere, e io sarò il primo a riconoscere che, se mi fossi trovato al posto dell’oggetto, sarei stato senz’altro colpito.”
Capo Kahkewaquonaby

mercoledì 6 gennaio 2016

Implacabile signore

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Naviganti
di nuove speranze,
desiderosi
di non far parte
di memorie dimenticate,
fummo soli
in pianure sconfinate…
Sopra noi
il cielo immenso,
come giudice supremo
di azioni
mai compiute…
Fummo sabotatori
di normalità,
eremiti da realtà
convenzionali,
solitari giochi di luce
e niente più…
Implacabile signore,
il destino,
che tutto pretende
e niente da…

martedì 5 gennaio 2016

Il mistero della Caravella Portoghese

La Caravella Portoghese non è un antico vascello con cui i portoghesi conquistavano magari nuove terre, come credevo fino a qualche tempo fa, ma è un animale marino che ha l’aspetto di una medusa sebbene in verità sia una colonia di 4 diversi tipi di polipi reciprocamente dipendenti per la sopravvivenza.

Il nome latino di questo essere è physalia physalis ed un esemplare di questa specie è stata ritrovato sulle spiagge della provincia di Messina qualche mese fa. E dalle ricerche fatte, non è poi così strana la sua occasionale presenza nel Mar Mediterraneo, anche se è originaria dei mari tropicali, è diffusa pure lungo le coste Atlantiche spagnole, dove gira in branchi numerosi.

Il “problema” di questa strana “medusa” è che possiede ben 10 diversi tipi di veleni nei "tentacoli"(lunghi anche 30 metri), ognuno con un suo colore, di cui alcuni senza ancora rimedio.

E l’incauto bagnante, che s’avvicinasse a quella che sembra una semplice sacca galleggiante lunga circa 15 cm di un colore azzurro violacea a volte tendente al fucsia, che naviga placidamente a pel d’acqua, rischierebbe di incappare nei suoi lunghissimi ma molto sottili tentacoli, fortemente urticanti, che provocano un forte abbassamento della pressione sanguigna con conseguente collasso e, nei casi più gravi, shock anafilattico e possibile morte negli individui più sensibili…

Insomma non è una creatura da prendere alla leggera!

L’unico suo nemico in natura è la tartaruga che può nutrirsene senza problemi.