Fermarsi un attimo, prendere fiato, buttare l'orologio e godere del momento... No, non posso farlo, non ci riesco! Scrivere per me non è un hobby, un lavoro o un gioco, è proprio una necessità. Ma per adesso, in questo ultimo periodo sto proprio esagerando... lo devo ammettere.
Ho due progetti in contemporanea (ma molti altri "bussano alla porta") che trattano di generi opposti e così capita che mi ritrovi la mattina su un rottame di astronave in procinto di partire, fra tecnologie avanzatissime in avaria e sistemi di sicurezza violati, ed il pomeriggio invece alle prese con spade e scudi, visioni e misteri, ad inseguire feroci assassini con maschere, in campi imperiali stile medievale... Il tutto cercando di "restare coi piedi per terra" e di occuparmi anche del reale e di ciò che ne consegue (lavoro, normali interazioni col prossimo, ecc... ). Rischio di andare in TILT, ma... ancora reggo! XD
Con l'ultimo neurone non fuggito alle Hawaii o in analisi, vi lascio quei due pezzi dei due romanzi in questione... Non specificherò quali. Saprete distinguerli?
"L’urlo strozzato giunse inatteso. Dal principio sembrò l’eco dell’ultimo tuono, ma i gorgoglii di morte si ripeterono vicini, così Xaver corse senza indugio verso la fonte di quei suoni. Trovò una tenda, buia, coi lembi dell’entrata discosti, smossi dal vento, e vide due ombre, l’una più grande sovrastare l’altra, due profili nelle luci danzanti dei fulmini. Vide il luccichio dello stiletto conficcato in parte nella gola dell’altra impedendone un ulteriore urlo. L’assassino reggeva con una mano il corpo della sua vittima, una donna, quasi in un abbraccio, mentre l’altra girava e contorceva l’arma nella sua laringe. Rivoli copiosi di sangue e schizzi macchiavano le vesti di entrambi. Fu un momento e l’omicida si accorse di Xaver. Lasciò andare la donna che cadde priva di vita e gli si avventò contro. Il giovane non aveva con sé la spada, non era permessa nell’Accampamento Imperiale, ma riuscì ad afferrare il polso dell’altro, prima che questi arrivasse a colpirlo al petto. Lottarono qualche minuto, senza che l’uomo avesse la meglio. Sbatterono contro gli arredi della tenda, sempre cercando di sopraffarsi a vicenda. Xaver tentava di disarmarlo, ma inciampò. Cadde su un altro corpo. La donna non era stata l’unica vittima. Gli occhi vitrei dell’uomo di mezza età supino sembrarono ricordare a Xaver la fragilità della vita e al contempo il pericolo che lo sovrastava. L’assassino era intenzionato a non lasciar testimoni. Stringendo con entrambe le mani lo stiletto, si preparò a pugnalare le spalle del suo avversario, mentre la luce dei fulmini dava un luccichio maligno all’arma già bagnata nel sangue. "
"La luna boscosa, che orbitava intorno al violaceo gigante gassoso cinto da un elegante anello d’argento, era ancora percorsa dai ciclici venti che permettevano l’impollinazione. Nuvole di polline danzavano al di sotto degli intricati rami, ma quando l’energia tornò nelle rovine, la pace di quel momento si infranse in un attimo. Buona parte della superficie del pianeta prese a tremare e sussultare. Alcuni grossi alberi furono scossi profondamente e iniziarono a rialzarsi rispetto al resto dell’immensa foresta. Come se un gigante li stesse sradicando, gli spessi tronchi vennero alzati come fuscelli, lasciando che dalle loro radici comparisse, pian piano, nel verde iridescente, una sagoma nera, come una sorta di lunga punta di freccia consunta e berciata dal tempo. E la parte superiore era piena di torri e cupole, come una città in rovina, mentre quella inferiore che in origine doveva essere stata liscia, adesso era piena di bozzi e squarci, segni dell’impatto subito. Pareva una follia, il sogno di un pazzo, che un tale mezzo così rovinato ambisse a navigare fra le stelle. Eppure l’astronave, seguendo l’antico programma di volo, si innalzò verso il cielo, portando con sé alcuni alberi. Avrebbe oltrepassato l’atmosfera presto."
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