lunedì 29 dicembre 2014

Somnion li aveva accolti all’alba di uno strano mattino...

"Somnion li aveva accolti all’alba di uno strano mattino velato di nebbia e ancora adesso, che era giunta l’ora del pranzo, le cose non erano cambiate. Ajhall si era già trovato altre volte nella nebbia e sapeva che era normale che nello Stretto di Fuer succedessero cose simili, ma mai aveva avvertito quel fenomeno naturale, che ammantava ogni cosa della propria impalpabile presenza, come sensazione opprimente… Lui era un tipo da sole e cielo azzurro, dagli spazi aperti in cui perdere lo sguardo, e la nebbia, benché fosse stata inizialmente una piacevole novità, aveva limitato al suo occhio di spaziare e questo cominciava a renderlo nervoso. L’alta marea aveva, come sempre, portato le onde a lambire le case della città, invadendo le vie e lasciando i palazzi come isole di mattoni e intonaco sul mare calmo, ed egli, sotto la sua finestra poteva intravedere, ma più che altro sentire, lo sciabordio dell’acqua contro l’edificio. Ajhall si allontanò dalla finestra e si gettò sul letto ad occhi chiusi lasciandosi cullare da quel rumore a lui tanto familiare. Konphìe sarebbe tornato fra poco ed insieme sarebbero andati a pranzare, perciò approfittava di quegli ultimi istanti di calma che preannunciavano la frenetica ricerca della mappa per giungere alla Torre di Amixia…
Somnion era una città particolare: i suoi abitanti ormai si erano abituati alle regolari “visite” del mare, che puntualmente inondava la città senza però creare più danni, ed avevano imparato a conviverci creando robuste fondamenta e costruendo porte e finestre al di sopra della piena. Inoltre vi erano dei ponti e delle passerelle che univano ogni palazzo, cosicché durante le invasioni del mare le abituali attività degli abitanti non venivano interrotte.
Konphìe, fendendo la nebbia, camminò sicuro lungo il ponte per giungere alla locanda in cui lo aspettava Ajhall borbottando sui perché i cittadini di Somnion avessero preferito adattare la loro città alle alte maree piuttosto che trasferirla altrove, allorché le onde avevano cominciato a invaderla poiché a livello del mare. Il sapere quotidianamente la propria dimora a rischio era una delle cose che non riusciva a capire… Forse era la suggestione che quell’ambiente creava a gettare una malia sugli abitanti. Si guardò intorno: in effetti, rifletté, lo sfoggio di architetture necessarie ma curate in ogni dettaglio affinché l’occhio non ne fosse ferito ma anzi se ne compiacesse, rendeva quella città unica ed elegante anche nella nebbia. Si accorse che piano questa stava cominciando a diradarsi. Le ombre scure e maestose delle costruzioni erano più nitide e poteva osservare gli intarsi che tante volte aveva visto, quando, per i suoi commerci, si era spinto fino a quella città. La grande meridiana sul palazzo del Giustiziere, gli elaborati bassorilievi, le statue di marmo, tutto cominciava a mostrarsi e presto il sole li riempì di luce… Ottimo, pensò Konphìe, mercante di vini, con un sorriso, almeno non avrebbe dovuto sopportare ancora il malumore di Ajhal.
Quando giunse alla locanda il sole aveva ripreso il dominio del cielo e, come immaginava, ritrovò il suo amico dai capelli rossi sorridente nella sala comune, mentre, assaporando del vino, giocava a dadi con altri marinai.
- Non ve la prendete… - stava dicendo con la sua solita luce nello sguardo, mettendo un sacchetto di monete nelle sue tasche - La fortuna è una mia amante… Ecco perché non posso perdere! –
Gli altri marinai borbottarono qualcosa e ridendo si allontanarono.
- Che faccia tosta! – esplose il mercante rivolto al suo amico quando fu sicuro che orecchie indiscrete non li stessero ad ascoltare.
- No, perché? È vero che la fortuna è una mia amante… Anche se a volte le forzo un po’ la mano - sorrise Ajhall.
- Sei un baro! Il più sfacciato, il più azzardato, il più incosciente che conosca. Ti farai linciare uno di questi giorni ed io starò a guardare perché so che te lo meriti! –
Ajhall lo guardò e rise di cuore.
- Già… - e fingendosi serio aggiunse - ne sono sicuro, Konphìe. Ne sono sicuro! –
- Ridi, scherza… Fa quello che vuoi, ma ho ragione e lo sai! Comunque… - e Konphìe si sedette ad un tavolo indicando al marinaio di Varesia di fare altrettanto con serietà tale da convincere l’amico a farlo subito - ho cose importanti da dirti. Vi sono novità: sembra che l’esercito di Nuluon sia giunto a Neix e che dopo un brevissimo assedio siano riusciti a riprendersi la città -
- Bene. Sono novità positive… con la tua aria seria mi avevi fatto prendere un colpo! –
- Non è tutto - Una serva portò in tavola il pranzo ed il mercante si interruppe.
La giovane serva di bella presenza, dai capelli neri e gli occhi grandi, attirò lo sguardo di Ajhall, mentre quello del suo amico era più attratto dallo stufato di carne e patate che questa stava servendo.
Soltanto quando la donna si allontanò, Konphìe riprese a parlare.
- Phalaha non è stato trovato - ed egli affondò il cucchiaio nello stufato.
- Ed allora? C’era da aspettarselo - replicò il marinaio continuando a guardare le sinuose forme della serva che con sguardo malizioso, pur proseguendo il suo lavoro di servire ai tavoli, gli riservava risolini e occhiate interessate.
Konphìe portando il cucchiaio alla bocca ed assaporando lo stufato, buono ma egli ne aveva assaggiato di meglio, seguì lo sguardo di Ajhall e si accorse del suo interesse.
- Se mi porgessi un po’ della tua attenzione vorrei continuare… -
- Sicuro - ed il marinaio ridendo prese a mangiare.
- Sono contento di vedere che il tuo malumore sia passato, ma forse ti preferivo prima… Come ti stavo dicendo, Phalaha non è stato trovato, ma anche la maggior parte del suo esercito non c’era più, ecco perché Neix è stata facilmente presa -
L’attenzione di Ajhall era ormai rivolta al mercante e la sua espressione cupa rivelava la preoccupazione per le parole che sarebbero venute.
- Benché il Re Eisel avesse programmato un attacco in piena regola sia via mare che per terra non c’è stato bisogno di combattere… - continuò il mercante - La popolazione di Neix era già insorta contro i pochi che Phalaha aveva lasciato -
- Un errore di strategia da parte sua? – chiese perplesso il marinaio.
- Forse sì, oppure non si aspettava che il suo luogotenente prendesse la bella decisione di falciare metà Consiglio e di esporre le loro teste come monito, emulando Phalaha che aveva fatto la medesima cosa con quelle dei soldati mandati ad aiutare le città gemelle -
- Soltanto che la gente di Neix non ha gradito di vedere così “esposti” i propri rappresentanti ed è nata una sommossa… Praticamente Nuluon ha solo terminato qualcosa già iniziata - continuò per lui il marinaio.
- Praticamente! – concluse il mercante.
Ajhall restò un attimo a riflettere… I profughi di Aium e Chart, le guardie di quelle città… e la bella Meim, che ne era stato di loro? Addentando un pezzo di pane riportò la domanda all’amico.
- Dicono che le guardie di Aium e Chart che erano state incarcerate siano state fra le prime ad essere liberate e che abbiano contribuito alla riuscita della sommossa… Per quanto riguarda i profughi, come la maggior parte della gente di Neix, non credo abbiano avuto danni… Per quella donna… - Konphìe si interruppe, si accarezzò la barba e meditò un istante. Poi, come se cercasse di riordinare le informazioni avute continuò: - Beh, non ho saputo niente di lei, ma… dicono che Phalaha, quando era ancora a Neix, si fosse fatto un’amante. Dicono che fosse la donna più bella della città -
Il marinaio gettò il pezzo di pane nel piatto con fare disgustato. Non aveva più fame…
- Si sa dove Phalaha abbia portato il resto dell’esercito? – chiese per sviare lo sguardo acuto di Konphìe che lo fissava interrogativo.
- Si mormora che sia a… - ed egli si interruppe, come se gli fosse arduo continuare.
- Dove? – chiese Ajhall, intuendo la reticenza dell’amico.
- Ad AlbaNotte. –
Ajhall si alzò di scatto, preso dal tumulto del suo sentire… Tutti gli avventori della locanda, rumorosi e ridanciani, smisero di parlare e guardarono allarmati quel giovane straniero dall’aria agitata, prima con allarme e poi con curiosità, fin quando ognuno riprese a mangiare. Ajhall si lasciò cadere sulla sedia riflettendo. Se Phalaha aveva conquistato la torre, l’ultima speranza era svanita. Ed il suo pensiero corse ad Inoha e Safav… Li rivide morti…
Konphìe sapeva che Ajhall aveva degli amici che si erano diretti ad AlbaNotte per chiedere l’intervento dei cavalieri ed era proprio quella parte delle notizie che recava con sé che sapeva avrebbe preoccupato l’amico.
Quando l’aria salmastra lo investì improvvisamente camminando su di un ponte, si sentì meglio. Non aveva più parlato da quando avevano lasciato la locanda e Konphìe s’era persino stupito che, allorché la graziosa serva, che aveva prima tanto attirato lo sguardo di Ajhall, gli si era avvicinata riversandogli uno sguardo languido e seducente, lui non l’avesse degnata di un’occhiata… Ma Ajhall adesso si sentiva meglio… Bastava l’aria di mare per farlo respirare di nuovo!
Il mercante di vini rispettò quel silenzio, anch’egli immerso nei pensieri che, tanti, lo assillavano.
- Perciò siamo noi l’ultimo ostacolo fra Phalaha ed il libro che tanto cerca... Solo noi possiamo impedire che egli si impossessi della mappa che conduce al luogo in cui è custodito - diede improvvisamente voce ai suoi pensieri Ajhall.
- Già… è preoccupante! – esclamò di rimando, quasi scherzando il mercante.
Il marinaio sorrise e diede una pacca sulle spalle dell’amico.
- E’ vero. Non siamo i classici eroi e… se ci fosse da scommettere non punterei mai su dei tipi come noi, ma… - sorrise Ajhall e Konphìe lesse nei suoi occhi la luce della sfida - siamo fortunati e imprevedibili e su questo conteremo! –
I due amici risero e continuarono a camminare, mentre intorno a loro la gente ignara procedeva nelle proprie occupazioni, amando, parlando, odiando…" 
da "La Spada e il Drago", II Vol. de "Il Sigillo del Drago Infinito"
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