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giovedì 3 settembre 2015

Il torneo cavalleresco

Sono molti i film che parlano di cavalieri, che ci mostrano i tornei, ovvero gli scontri in “singolar tenzone” fra due avversari che si sfidano per l’onore, per la damigella di turno o per qualcos’altro… Storicamente, però, in origine intendo, il torneo era una vera e propria battaglia fra due schiere che si sfidavano pubblicamente. Solo successivamente divenne puro spettacolo e occasione per il cavaliere di esercitarsi, di fare mostra delle proprie abilità e destrezza e, non ultimo, di rimpinguare le proprie finanze grazie ai ricchi premi in palio e al riscatto pagato dal cavaliere sconfitto. Generalmente il torneo durava alcuni giorni ed aveva inizio con gli araldi che annunciavano, elencando titoli e riconoscimenti, ciascun cavaliere, mentre questi sfilavano, con le armature lucide e ostentando enormi pennacchi, davanti ai convenuti. Da dirsi che le armi dei cavalieri, in queste occasioni, erano solitamente spuntate, ma non per questo meno capaci di sferrare colpi mortali. Comunque, lo spettacolo vero e proprio aveva inizio con le “giostre”, cioè i combattimenti a coppie. I cavalieri al centro della “lizza”, un terreno delimitato dalla staccionata, si scagliavano con violenza l’uno contro l’altro, chiusi nelle loro armature, finché uno dei due non veniva disarcionato di sella. Le coppie di sfidanti si susseguivano per tutta la prima giornata e le seguenti. Solo l’ultimo giorno di gare si svolgeva il vero torneo, cioè il combattimento dei cavalieri divisi in due gruppi, in tutto simile a una vera battaglia, eccetto che per le armi spuntate. Era diverso persino il luogo dell’incontro, che era in genere un campo aperto e molto vasto.

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